“Semplicemente ci fanno vivere nel terrore”: diretta, seppur spaventata ma coraggiosa, Daphne è una donna Venezuelana che siamo riusciti ad intervistare e che ci ha raccontato cosa sta accadendo in quella parte drammatica di mondo, a cui tutti devono guardare. Le notizie si susseguono, rimbalzano tra i siti di social e testate, scorrono tra le immagini dei telegiornali, e infine approdano sulle pagine fresche di stampa dei giornali. Notizie di scontri, di sangue, di arresti, di resistenza e di morte. È il Venezuela a tener banco, per dirla in gergo, nei giorni in cui un popolo, o almeno una parte di esso, cerca la sua libertà e la sua giustizia. La cronaca è nota: nei giorni scorsi Nicolas Maduro ha indetto le elezioni per l’Assemblea Costituente, un organismo da lui voluto, e (all’indomani delle elezioni stesse) si è proclamato Presidente. Per mesi prima delle elezioni gli scontri si sono fatti duri e sanguinosi e il mondo intero ha preso posizione chiedendo la pace e il cessate lo scontro. Dall’ONU è arrivata anche la posizione ufficiale del Segretario Generale António Guterres, che denuncia un eccessivo uso della forza e la violazione sistematica dei diritti umani. Intanto nel paese Sud Americano è scontro ancora vivo tra chi chiede la caduta di Maduro e chi invece, filo governativo, chiede che si smetta di protestare. Notizie dunque contrapposte e filtrate dai media.
Noi abbiamo voluto saperne di più direttamente da chi vive questo dramma, da chi ogni giorno non sa cosa accadrà il giorno successivo. Lo abbiamo chiesto a Daphne, a una donna che, contrariamente a quanto si possa immaginare e nonostante la paura per la sua incolumità, ha deciso di parlare, di metterci la faccia e il nome. Per la sua sicurezza abbiamo deciso di non riportarne le complete generalità. Daphne ha circa 60 anni, capelli corti e sorriso aperto, gioioso, come mostrano le foto del suo profilo Facebook. È la madre di una ragazza che da anni vive in Italia e che ci ha aiutato a intervistarla, seppur con notevoli difficoltà: la libertà oggi in Venezuela non è affar semplice e neppure comunicare con il resto del mondo lo è.
Iniziamo dalla fine, da qual è ora la situazione dopo la vittoria di Maduro?
“Comincerò confessandoti che c’è sempre la paura che ci è stata inculcata per diversi anni, è un meccanismo di terrore dove, se si parla male pubblicamente del governo puoi essere messo in galera. E’ accaduto anche in passato, ben prima degli scontri di questi mesi. È successo per anni. In questo momento il presidente ha detto che chi parla male della Costituente sia tramite social che in questo modo, ossia con interviste come sto facendo io ora, può essere arrestato. Ma io non mi spavento e puoi usare il mio nome: ho sempre votato contro tutto questo e per questo ho perso il lavoro anni fa (lavorava in una tv come assistente alla regia, ndr), ma la mia faccia e la mia coscienza sono pulite. Loro semplicemente hanno il potere di terrorizzarci, attaccarci e renderci prigionieri. Questa è la realtà”.
Una parte della popolazione però è con Maduro…
“Maduro ha chiaramente il suo popolo, c’è Diosdado Cabello che dicono sia il vero capo, ma anche loro hanno una guerra interna di poteri. Ciò che è triste è vedere come la verità venga omessa sfacciatamente. Oggi (ieri, nrd) ad esempio, c’è stato uno scontro con una rappresentante della Corte Suprema della giustizia: l’hanno aggredita, spinta e non è le è stato permesso di entrare nel suo ufficio: questo è dittatura”.
Cosa pensate della vittoria di Maduro?
“Maduro ha vinto le elezioni per la Costituente? Lo dice lui. E se le ha vinte, ha illegalmente acquisito il potere: tutto il mondo sa che c’era una grande frode, ma l’hanno accettato. Tutti sanno anche che sarà punito, Maduro, ed è ciò che sta accadendo in questo momento”.
Radio e tv che danno informazioni e aggiornamenti continui: c’è libertà di stampa in questo momento?
“Il governo parla attraverso i media di una opposizione terrorista, aggressiva… Naturalmente, sulla TV pubblica non vengono mostrate le aggressioni e i morti tra gli oppositori. Le informazioni dei morti che abbiamo avuto per gli attacchi da parte del governo non escono, tranne che attraverso internet. Il messaggio che passa sui canali ufficiali è che solo l’opposizione a Maduro è il male. Radio e tv non danno notizie reali: quelle passano solo attraverso internet, è così che io stessa mi tengo informata in modo continuo. Gli scontri dei giornalisti con la guardia nazionale, la polizia, i carri armati, i gas lacrimogeni e gli spari sono la quotidianità. Alcuni giornalisti freelance sono stati uccisi, feriti, detenuti, ma queste informazioni si vedono sul web tramite altri paesi, non in Venezuela dove si tace tutto questo”.
Arresti e detenzioni sono dunque strumenti ampiamente utilizzati da Maduro. Che cosa è accaduto a Leopoldo Lopez e Antonio Ledezma, arrestati per volere di Maduro?
“Lo ha appena detto sulla televisione. La scorsa notte hanno liberato il signor Ledezma, non si sa in primo luogo perché sia stato arrestato, e tanto meno si sa perché sia stato rilasciato. È questo è il vero problema della totale dittatura”.
Si parla del rischio di una guerra civile: pensi sia reale?
“La guerra civile? Beh, è qualcosa che viviamo già da diversi anni, l’aggressione costante è una guerra non dichiarata. Ogni giorno la gente è costretta a correre a casa alle 18:00, perché c’è un alto rischio a stare per strada. Nella metropolitana ad esempio, azienda completamente chavista, e chi non lo è viene licenziato, se parli male del governo puoi essere accoltellato, può succedere di tutto. Ma posso anche dirvi che c’è un’altra vita parallela, in cui ci sono persone che hanno i soldi e guardie del corpo, per loro e per i loro figli. Escono la sera, ci sono feste e ristoranti affollati, pagati con i soldi che la gente comune non ha o che gli vengono sottratti. Questa è l’altra Venezuela”.
E l’opposizione? Cosa fa, oltre a protestare in piazza?
“Ci sono due tipi di opposizione, quella reale e quella della politica. C’è un gruppo chiamato ENDURANCE, si stanno preparando da un anno, e stanno sostenendo il popolo per continuare la lotta fino a liberarci da questo regime. Sono presenti in tutti gli stati del Venezuela. All’interno del paese, lontano da Caracas, ciò che sta accadendo è un disastro, per esempio in Tachira, stanno arrivando chiamate da persone disperate che vedono uccidere a sangue freddo i ragazzi della resistenza per le strade. Come ti dicevo, è già guerra. L’altra opposizione è più complessa. Abbiamo scoperto che che attualmente la MUD negozia una possibilità di partecipare alle elezioni della costituente, anche se la chiamano “dittatura”. Questo non lo ha capito nessuno. Dopo tutti gli scioperi, i morti, i rapimenti, i prigionieri, le violazioni dei diritti umani, loro negoziano con il governo. Secondo il partito c’è anche buona spiegazione, dicono che se non partecipano, le elezioni saranno vinte solo dal PSUV, e quindi il governo regnerà in tutti gli stati. Ma cosa può interessarmi di perdere le elezioni dei governatori se abbiamo già perso il paese?”
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