Venerdì 9 settembre la Corea del Nord ha portato a termine il quinto e più potente test nucleare nell’arco di dieci anni. Il paese aveva già suscitato numerose tensioni nella comunità diplomatica ma quest’ultimo tentativo presenta una differenza fondamentale rispetto agli altri casi già recentemente trattati: se infatti nell’ultimo periodo la DPRK (Democratic People Republic of Korea) si era concentrata sullo sviluppo della tecnologia balistica, lanciando vari missili che hanno spesso toccato le acque giapponesi, ora invece il paese di Kim Jong-un ha testato un vero e proprio ordigno nucleare. Come ha fatto notare il New York Times, poi, in seguito al test la principale agenzia stampa nordcoreana ha pubblicato online un comunicato in cui si afferma che “i testi nucleari hanno finalmente confermato la corretta struttura e caratteristiche che un’arma nucleare deve possedere perchè essa possa essere montata su un missile balistico”.
La comunità internazionale si è subito mobilitata per condannare l’accaduto.
Il Segretario Generale ONU Ban Ki-moon ha tenuto uno speciale stakeout per la stampa definendo l’ultimo “crimine” della Corea del Nord come “una minaccia alla pace e alla stabilità della zona, che ci ricorda la necessità di accelerare i tempi per rafforzare e implementare un effettivo divieto di accesso alle armi nucleari a livello globale”. Ban Ki-moon, inoltre ha ricordato: “Invece che pensare a migliorare la propria tecnologia militare, la DPRK dovrebbe promuovere il benessere dei propri cittadini”.
Anche Lassina Zerbo, segretario esecutivo del Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization (CTBTO), ha rilasciato un comunicato stampa in cui si legge: “Oggi più che mai invitiamo la Corea del Nord a terminare i test nucleari per unirsi ai 183 Stati firmatari del Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty (CTBT). Nel momento in cui commemoriamo il ventesimo anniversario del Trattato, è ormai tempo che il divieto di utilizzo di materiale nucleare sia trasformato in uno strumento legalmente vincolante”.
Il Direttore Generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) Yukiya Amano ha commentato i test nucleari tramite un video sul canale Youtube dell’organizzazione in cui condanna gli eventi che rappresentano “una chiara violazione di quanto affermato in numerose Risoluzioni ufficiali delle Nazioni Unite”.
La situazione nel paese di Kim Jong-un è estremamente preoccupante anche per quanto riguarda i diritti umani. In seguito all’ultimo test l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani Zeid Ra’ad ha designato il 9 settembre due esperti indipendenti, Sonja Biserko and Sara Hossain, per collaborare con il Ricercatore Speciale Tomás Ojea Quintana e aiutarlo nella difficile impresa di fare chiarezza sulla situazione in Corea del Nord. Il report del gruppo sarà presentato al Consiglio per i Diritti Umani che si terrà nel marzo 2017.
Al Palazzo di Vetro di New York l’ambasciatrice americana all’ONU Samantha Power, da lungo fortemente impegnata nella lotta contro l’arsenale nordocoreano, si è rivolta ai giornalisti affermando: “Oggi il mondo si unisce nel condannare l’ultimo test nucleare della Corea del Nord, il quinto e il più forte mai avvenuto. Il Consiglio deve utilizzare ogni strumento a sua disposizione per modificare il comportamento della DPRK e far capire che non possiamo assolutamente accettare una Corea nuclearizzata”. Power ha anche espresso la speranza di poter arrivare presto a prendere nuovi provvedimenti a riguardo creando, in particolare, nuove sanzioni.
Immediata anche la reazione del Consiglio di Sicurezza che, già preoccupato a causa del comportamento della Corea del Nord e delle numerose violazioni alle più rigide leggi internazionali che il paese continua sfacciatamente a mettere in atto, si è riunito nel pomeriggio del 9 settembre per discutere della situazione. Prima del meeting, l’ambasciatore francese François Delattre ha affermato parlando con i giornalisti: “La nostra speranza è che il Consiglio rilasci presto un comunicato stampa dall’impostazione chiara e decisa. La cosa più importante adesso, però, è l’istituzione di nuove sanzioni contro questi crimini”.
In seguito alla riunione tenutasi nel pomeriggio l’attuale Presidente del CdS, Gerard van Boehem, si è rivolto ai giornalisti leggendo pubblicamente il comunicato stampa che è stato redatto nel corso del meeting in cui si afferma che, in seguito alle ormai troppo numerose infrazioni portate avanti dalla DPRK, i 15 Stati membri sono pronti a discutere una nuova Risoluzione a riguardo. I tempi e le modalità di presentazione di quest’ultima non sono però stati chiariti.
In seguito, il leggio dello stakeout è stato occupato dall’ambasciatore giapponese Koro Bessho. La Voce di New York ha domandato a Bessho quali siano i reali obiettivi che la Corea del Nord spera di raggiungere con i recenti test balistici e nucleari (qui dal minuto 4:00). L’ambasciatore ha risposto ricalcando quanto già precedentemente affermato dall’americana Power in occasione del lancio missilistico del 6 settembre: “I media norcoreani sono stati molto chiari sull’argomento, affermando esplicitamente che intendono creare armi nucleari. Questo è assolutamente inaccettabile per la comunità internazionale”.
In seguito, anche l’ambasciatore sudcoreano Oh Joon si è rivolto alla stampa per commentare i fatti. Gli abbiamo domandato (qui dal minuto 4:40) maggiori informazioni riguardo alla controversa posizione di Russia e Cina, paesi che, in precedenza, si sono dimostrati particolarmente riluttanti nell’inasprire le sanzioni dopo i test della Corea del Nord. Joon ha affermato: “Davanti ad una provocazione tanto seria come l’ultimo test nucleare sia la Cina che la Russia si uniscono a noi nel condannare il comportamento di Pyongyang”.
A ben vedere, però, la situazione sembra più complicata di come il Consiglio intenda presentarla in pubblico. la Corea del Nord infatti ha già a sua disposizione tutto ciò che gli occorre per costruire e portare a termine in ogni momento un attacco nucleare. Cosa vuole davvero ottenere Kim Jong-un, continuando a provocare la comunità internazionale senza alcun riguardo per le sue leggi? I rappresentanti delle Nazioni Unite non sembrano affatto prendere realmente in considerazione le richieste espresse dal paese, insistendo sulla necessità di una sua completa e immediata denuclearizzazione senza mai menzionare che anche i paesi occidentali, in particolare Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud, stanno nel frattempo organizzando esercitazioni militari congiunte finalizzate a individuare, prevenire e respingere la minaccia nordcoreana. Questi paesi, inoltre, stanno mettendo a punto una tecnologia di protezione contro i missili (THAAD) che secondo i piani dovrebbe essere posta vicino ai confini con la Corea del Nord. Ma la Cina è contraria a questo piano di “guerre stellari”. Come ci ha detto allo stakeout e provocatoriamente, il nostro collega blogger Matthew Lee di Inner City Press, come reagirebbero gli Stati Uniti se un paese come Cuba o il Nicaragua decidesse di impiantare uno scudo difensivo proprio sul confine con le loro terre? Lo accetterebbero senza battere ciglio?
La situazione sembra quindi quella del cane che si morde la coda: Pyongyang dice che se USA, Giappone e Corea del Sud non smetteranno di produrre tecnologia invasiva e di organizzare esercitazioni militari nella regione, la Corea del Nord non trova motivo per fermare il suo programma di armamento nucleare. A sua volta USA, Giappone e Corea del Sud, affermano che le loro esercitazioni servono proprio a prepararsi contro un attacco nord coreano e quindi a dissuaderlo. Il Consiglio di Sicurezza sembra non aver altre opzioni a dispozione se non quella di ulteriori sanzioni che però finora non hanno dissuaso il regime nordcoreano dal suo programma nucleare. E mentre il Consiglio di Sicurezza sulla crisi con la DPRK non fa che girare su se stesso come quel cane che si morde la coda, il mondo continua a tremare.
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