Just justice. È quella che chiedono Sherile Pahagas ed Edith Mendoza, due lavoratrici domestiche filippine che raccontano di essere state per mesi al servizio di Pit Koehler, diplomatico della missione tedesca all’Onu e di sua moglie, e di aver lavorato anche 90 ore a settimana, sottopagate. La loro protesta ha attraversato le strade di New York con un corteo promosso da Damayan, l’associazione accanto ai lavoratori immigrati che ha fatto tappa dinnanzi la sede della missione tedesca alle Nazioni Unite. “Quello di Sherile ed Edith non è un caso isolato ma occorre un gran coraggio per denunciare”, sostiene il legale delle due donne. Per ora nessun commento dai diretti interessati, ma le due donne non demordono e chiedono che sia fatta giustizia. Noi abbiamo contattato gli attuali membri della missione permanente tedesca all’ONU, per avere una loro dichiarazione in merito alla vicenda. La risposta è stata pronta, ma ci hanno riferito quanto segue: “Non siamo in grado di fornire ulteriori dettagli su questo caso nel rispetto della privacy dei soggetti coinvolti. Abbiamo già trasmesso tutte le informazioni su questo caso legale all’autorità competente statunitense, alla missione degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite e all’Ufficio per gli affari nazionali”.
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