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Giorgio Bassani: come finisce un mondo, come si può ricordarlo
Giorgio Van Straten racconta "Il giardino dei Finzi Contini", il romanzo scritto nel 1962 da Giorgio Bassani
Uno dei capisaldi della letteratura italiana, una storia raccontata attraverso il filtro della memoria. “Il giardino dei Finzi Contini” di Giorgio Bassani è un libro scritto non nella fase storica a cui si riferiscono, bensì molto, molto dopo. Nel 1962. Il suo attacco è famosissimo: “Da molti anni desideravo scrivere dei Finzi Contini”. La sua trama è ben conosciuta.
I Finzi-Contini sono una famiglia ebrea di Ferrara che vive in una grande villa circondata da un meraviglioso giardino e separata dal resto del mondo attraverso un grande muro di cinta, protetti e insieme, in qualche misura, segregati. Ma non solo. Questo romanzo è anche una grandissima storia d’amore tra il narratore e Micol Finzi Contini, un amore che però non va a buon fine e che resta sullo sfondo dell’aspetto principale del testo: la persecuzione degli ebrei in Italia. Prima con le leggi razziali del 1938, poi con l’occupazione da parte dei nazisti e la deportazione degli ebrei italiani nei lager nazi-fascisti.
Anche i Finzi-Contini in qualche modo evidentemente finiscono in questo enorme massacro. E ci finiscono con un atteggiamento che colpisce: quello della sorpresa. La sorpresa di vivere sulla propria pelle qualcosa che non sembra reale, che non pare stia accadendo per davvero, che non è coerente con la dignità umana, né spiegabile con raziocinio.
Il racconto, filtrato dalla memoria, di un fenomeno – quello della segregazione razziale e della deportazione nei campi di sterminio – che non si sarebbe mai dovuto consumare.
English subtitles by Emmelina De Feo