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Il regista Francesco Amato presenta: “Lasciati andare”
Ispirato alla cinematografia dei fratelli Marx e di Woody Allen, il film con protagonista TONI SERVILLO, vincitore del Globo d’oro come “Miglior commedia”, presto in uscita nella sale americane.
Due appuntamenti: sabato 13 gennaio, alle 7pm; domenica 14 gennaio, alle 4pm
“Dice Amos Luzzatto che l’umorismo ebraico non è un’antologia di barzellette ma il modo tradizionale ebraico di affrontare e cercare di risolvere le avversità.
Questa idea riflette il mio pensiero sulla commedia, che per me è appunto uno strumento per misurarsi con le proprie insicurezze, proprio grazie al distacco e alla leggerezza. Questa materia è anche trattata da Freud nel saggio “Il motto di spirito”, in cui si dice che la battuta di umorismo è una manifestazione dell’inconscio. Tutta la cultura ebraica è intrisa di commedia e di autoironia. Tutti i miei autori di riferimento ebrei sono autoironici, se penso ai Fratelli Marx, a Lubitch, a Mel Brooks, ai Coen, e alcuni hanno a che fare con la psicanalisi, come Allen e Philip Roth, col suo Lamento di Portnoy.
E che dire di Sara, la moglie di Abramo, che quando Dio gli si presenta per annunciarle che le darà finalmente un figlio, lei ormai 90enne si mette a ridere, e chiama il figlio Isacco che si significa appunto Risata…
Nella cinematografia italiana l’ambientazione ebraica è poco presente, se si escludono i film che trattano l’Olocausto e le leggi razziali. Ma il nostro non era un omaggio a un certo cinema o una certa letteratura tipicamente ebraica che amiamo. In realtà quello che ci ha affascinato è l’idea di inserire la famiglia del nostro protagonista nella comunità del Ghetto di Roma.
Io ho passato un periodo della mia vita a passeggiare nel Ghetto, e quello che colpisce è la forte identità e compatezza della comunità ebraica romana, così raccolta attorno alle tradizioni e ai monumenti, così radicata nella storia della città, così centrale nella sua geografia, tanto che se dovessimo decretare qual è l’ombelico di Roma non sbaglieremmo se dicessimo la Sinagoga. Qui, colpisce la combinazione tra tradizione e esotismo. Lo spirito popolare combinato con la bellezza dei palazzi e delle piazze.
Ci piaceva immaginare che all’interno di questa comunità così compatta ci fosse un uomo che allo stesso tempo è radicato nella sua cultura, ma ugualmente non accetta di farne parte e la vive con tenace insofferenza.
Un po’ come con la sua ex moglie Giovanna. Le vive accanto, non potrebbe farne a meno, ma si dichiara autonomo da lei. E’ proprio del mondo ebraico raccontarsi con fortissima autoironia. Io penso che scegliere di raccontare una cosa, anche se la si prende un po’ in giro, è un gesto di considerazione, di rispetto, di amore. Soprattutto se lo si fa attraverso dei personaggi in fondo teneri ed empatici come il nostro Elia.
Certamente gli autori a cui Lasciati andare è più debitore sono Billy Wilder, Woody Allen, e in parte anche il cinema dei fratelli Coen. C’è poi un libro che ho regalato a Toni, perché avevo la sensazione che il tono del nostro film aderisse alla maniera in cui venivano trattati gli eventi. Si tratta di “Groucho e io”, la formidabile biografia di Groucho Marx. Spassosissima e modernissima, nonostante sia un testo degli anni ’50. In fondo volevamo fare una commedia classica ed elegante, e questo forse è ciò che la rende inconsueta oggi”