Le Barbados sono diventate una repubblica. Il cordone ombelicale con il colonialismo britannico è stato definitivamente tagliato. Ad accogliere il Principe Carlo d’Inghilterra due giorni fa, sono state due donne di colore. Una era il primo ministro Mia Mottley, l’altra è colei che, da oggi, ha preso il posto della regina Elisabetta II come capo di Stato: Sanda Mason.
Barbados recide l’ultimo legame col Paese che, nel 1661, legalizzò la schiavitù sull’isola. Carlo è stato accolto con un tappeto rosso, dopo essere atterrato con il famoso Voyager della RAF (ribattezzato in tempi recenti “Brexit jet” per via della ripittura della fusoliera voluta da Boris Johnson e costata 900 mila sterline), ma l’accoglienza, dietro le apparenze, non è stata un trionfo.
Difficile dire cosa gli passasse per la testa quando è stato abbassato lo stendardo. Sicuramente lui ha cercato di rafforzare i legami con Barbados ed espiare i torti del passato: nel discorso ha parlato della “terribile atrocità della schiavitù” e riconosciuto i “giorni più bui” del passato coloniale britannico. Non ha chiesto scusa ma il suo è stato il riferimento più esplicito da parte di un membro della famiglia reale nei Caraibi alle malefatte dell’impero. Eppure, un centinaio di attivisti, a Barbados, sono sul piede di guerra. David Denny, del Movimento caraibico per la pace e l’integrazione, ha definito la visita dell’erede al trono un insulto: “La famiglia reale ha beneficiato della schiavitù a Barbados. Sono arrabbiato per questo”. E ha aggiunto: “Non è solo una questione di soldi, è che bisognerebbe chiedere scusa. Riparare agli errori è fondamentale per trasformare la società”. Denny ha dichiarato ancora: “Barbados non dovrebbe rendere omaggio a una famiglia che ha ucciso e torturato la nostra gente durante la schiavitù. I soldi che hanno fatto in questo modo, hanno creato le condizioni, per la famiglia reale, di accrescere il proprio potere”. Barbados ha seguito l’esempio di altre ex colonie britanniche che hanno rimosso la Regina come Capo di Stato: Guyana nel 1970, Trinidad e Tobago nel 1976, Dominica nel 1978. Gli occhi sono ora puntati sulla Jamaica.
Il primo ministro Andrew Holness ha infatti dichiarato senza mezzi termini che il suo governo ha come priorità l’elezione di un nuovo Capo di Stato. Intanto, nella capitale di Barbados, Bridgetown, lo stendardo della regina è stato rimosso e al suo posto è stata innalzata la bandiera presidenziale, simbolo della repubblica e della definitiva liberazione dal passato colonialista. Per tutti c’è già un’altra ‘regina’: Rihanna, la popstar di gran lunga la ‘figlia’ delle Barbados più famosa al mondo. Alla cerimonia che segnava il passaggio dell’isola da una monarchia a repubblica, lei è arrivata di sottecchi. Ma quando la premier, Mia Mottley, ha annunciato che la cantante, già ambasciatrice culturale delle Barbados, è diventata ‘eroe nazionale’ l’applauso, fragooso, è stato incontenibile. (agi)
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